BTP Futura, quando il risultato dell’offerta richiede un’interpretazione

Si è conclusa alle ore 13 del 10 luglio la prima emissione nuovo BTP Futura. 

La raccolta derivante dal collocamento sarà interamente dedicata a finanziare le spese previste dagli ultimi provvedimenti varati dal Governo per affrontare l’emergenza da Covid 19 e sostenere la ripresa del Paese. 

Queste le dichiarazioni del MEF il giorno della presentazione.

Com’è andato il collocamento? Qual è  stato il  tasso offerto? Come è  stato valutato dai risparmiatori italiani? 

“Lo strumento è piaciuto e ha raccolto anche molti nuovi sottoscrittori, debutto oltre le aspettative” questo quanto commenta il Ministero dell’Economia non escludendo una seconda emissione entro l’anno. 

Tutto bene allora? Partiamo dal tasso e dalla convenienza per il risparmiatore. Nell’articolo che ho scritto e postato il 5 luglio, segnalavo come i tassi offerti, non erano proprio un regalo a fronte del rischio legato all’emissione del BTP Futura. 

Dello stesso parere anche Altroconsumo Finanza che nel suo articolo del 7 luglio scriveva : “se guardi solo al rendimento, non sottoscriverlo, perché il bond non ti ripaga dal rischio di averlo in portafoglio. Se, invece, vuoi aiutare il Paese fornendogli  liquidità, acquistalo, conscio del rischio che ti stai assumendo e che il rendimento non è sufficiente a ripagarti da questo rischio”.

Com’è quindi da considerare il controvalore finale sottoscritto pari a 6,13 miliardi per un totale di 174.000 sottoscrittori? Secondo Giuliana Ferraino del Corriere della Sera il collocamento è stato deludente dato che l’attesa del collocamento si attestava a 10 miliardi. Il Sole, nel suo articolo a firma di Gianni Trovati evidenzia come tra i 174.318 sottoscrittori, per il 64% di loro l’importo sottoscritto è stato inferiore a 20.000€, percentuale che arriva addirittura all’89% per importi gli importi fino a 50.000€.

Anche Vittoria Puledda su Repubblica evidenzia come “questa emissione ha visto visto una forte concentrazione di volumi nella fascia medio-bassa , il 60% dei richiedenti non aveva comprato il BTP Italia:si tratta insomma di clientela in larga parte nuova, che si avvicina al mondo dei titoli di stato”.

Per Roberta Amoruso nel suo articolo sul Messaggero, parte della colpa è da attribuire alla complessità della formula step up per l’attribuzione della cedola.

Tanti pareri, anche discordanti ma come spesso accade non sono stati toccati i punti più importanti relativi a questo collocamento. Punti che in un futuro non troppo lontano potrebbero anche essere deleteri per il collocamento di altri titoli di stato. 

Questo collocamento come cita la Amoruso sempre sul Messaggero è stato anche definito il BTP anti-MES, creando e ponendo le basi per un risultato finale che sappiamo non potrà essere realizzato. Racconto brevemente quali sono le aree di criticità che maggiormente riscontro.

Primo, questo titolo (del riscatto secondo qualcuno) era destinato solo a investitori privati, che “dall’alto” della loro esperienza dovranno fronteggiare book non necessariamente ricchi di offerta nel caso si presentasse la  necessità di smobilizzare il capitale investito.

Secondo, da maggio la situazione politica ed economica non è cambiata così tanto da far credere che il rendimento offerto dal BTP Italia (1,4% più inflazione) possa essere sostituito da un rendimento finale ( quello offerto dal BTP Futura) che nella migliore delle ipotesi arriverà all’1,58%. 

Soprattutto non è stata spiegata la volatilità a cui questo titolo di durata doppia andrà incontro. Nell’articolo scritto a giugno ipotizzavo un rendimento finale molto più vicino al 2 % (generoso certo) che avrebbe permesso di calmierare l’oscillazione del prezzo in caso di aumento dello spread, del tasso di inflazione e dell’emotività dei sottoscrittori.

Terzo argomento: impostato in questo modo, in un periodo in cui leggiamo che la liquidità dei risparmiatori italiani è aumentata di oltre 34 miliardi nell’ultimo trimestre ( anche alla luce di questo importo e degli oltre 1600 miliardi presenti sui conti correnti dei cittadini italiani  dovrebbe essere valutato il risultato di questo collocamento) questo collocamento potrebbe portare a una crisi di fiducia verso i titoli di stato italiani.

I numeri parlano chiaro, lo strumento è stato sottoscritto prevalentemente da investitori retail che in molti casi si sono avvicinati per la prima volta a questo strumento. Le condizioni e la formula scelta con questo collocamento probabilmente saranno per molti di loro anche l’ultima.

L’educazione finanziaria della popolazione italiani è spesso risultata tra le più basse a livello mondiale. Come Paese potremmo contribuire a incrementarla utilizzando sistemi e strutture più semplici che permettano di aumentare nel tempo questa fiducia. Per il primo riscontro su quanto appena scritto, attendiamo le scaramucce della nostra classe politica.

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