Il Risparmio degli italiani / 1 – Ecco le scelte che facciamo
di Adriano Loponte | pubblicato il 3 dicembre 2020
La pandemia fa esplodere il risparmio precauzionale degli italiani. I depositi bancari crescono di 126 miliardi nei 12 mesi terminanti in settembre, nonostante una riduzione del Pil che dovrebbe essere di circa 168 miliardi. La propensione al risparmio si impenna dal 12 al 20 per cento del reddito.
Una famiglia su due (47%) è costretta a ricorrere ai risparmi per far fronte alle difficoltà, ma solo il 10% vi attinge in misura significativa; il 15% vede le entrate ridursi significativamente o addirittura azzerarsi (3%); il 19% ha chiesto e ottenuto aiuti economici. Il primo obiettivo degli investimenti resta la sicurezza (59%); la liquidità è stabile al secondo posto (36%); segue il rendimento di lungo termine. Scendono gli obbligazionisti (21% del totale), ormai avvicinati dai possessori di risparmio gestito (passati dal 15 al 17%).
Sono alcune delle indicazioni che emergono dall'Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2020, realizzata dal Centro Studi e ricerche di Intesa Sanpaolo e dal Centro Einaudi. Considerando i 25,8 milioni di famiglie italiane, si stimano tra 600mila e 700mila le famiglie che sono entrate in concreta difficoltà economica. Se si guarda alle fasce di età del campione, le difficoltà hanno aggredito in particolare le famiglie degli ultra-55enni (25% del totale) non ancora in pensione. Inoltre, l’impatto ha afflitto il 28% di coloro che sono collocati nella classe di reddito inferiore del campione (fino a 1.600 euro mensili), mentre ha appena lambito (5,7%) la categoria di chi ha un reddito superiore a 1.600 euro. Per effetto della pandemia, le differenze di reddito, già emerse dopo la crisi del 2009 e che da qualche anno sembravano in diminuzione, sono tornate a farsi vedere.
La pandemia ha inciso sui redditi, ma non li ha travolti grazie alla politica fiscale espansiva; ha inoltre impattato sui consumi discrezionali, portando le famiglie ad aumentare la riserva di risparmio precauzionale, che si è materializzato nella crescita delle giacenze sui conti correnti (si possono vedere anche i Blogpost del 30 e 31 ottobre e del 6 novembre). Nonostante una riduzione del Pil che dovrebbe essere di circa 168 miliardi di euro, sono disponibili sui conti 126 miliardi in più (settembre 2020): la pandemia ha congelato i piani di acquisto e di investimento dei privati, aumentando la liquidità.
Il processo di accelerazione del risparmio precauzionale non dovrebbe durare troppo a lungo. Il suo impatto macroeconomico è recessivo; si tratta di riserve che eccedono il normale tasso di risparmio, che negli ultimi quindici anni è già passato dal 7% all’11,8% del reddito (pre-pandemia), in coerenza con l’aumento delle ragioni razionali per risparmiare. Se nel 2021 i due terzi di questa riserva supplementare fossero rimessi in gioco, potrebbero triplicare la capacità di attivazione della ripresa innescata dal primo anno del Recovery Fund e potrebbero rendere realistica la prospettiva di una ripresa.
La percentuale dei risparmiatori (55%) supera di nuovo quella dei non-risparmiatori (45%), dopo aver toccato il minimo storico del 39% nel 2013, e si avvicina al massimo storico del 2003. La percentuale di reddito risparmiata aveva raggiunto nel 2019 il massimo storico (12,6%) e si abbassa di poco nel 2020 (pre-Covid): 11,8%. La combinazione dei due indicatori, ossia la percentuale media di entrate risparmiate, è tuttavia ancora in crescita e conferma la propensione e il bisogno di risparmiare, già prima della crisi sanitaria.
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