MYNEWS: 7/12 GENNAIO 2019

La prima settimana “ lavorativa” dell’anno si è chiusa positivamente per i mercati seguendo il trend dei primissimi giorni del 2019. Quali sono i 3 argomenti che hanno caratterizzato gli ultimi 7 giorni? In assoluto per numero di articoli il caso Carige, si è parlato dell’argomento in addirittura 115 articoli. Il secondo tema più seguito è stato il caso Brexit con 40 articoli e infine le vicende dei PIR italiani con 23 articoli.


Carige

Il caso Carige con 115 articoli dedicati questa settimana è sicuramente la notizia più importante presente sul mercato anche perché sappiamo non essere Carige né la prima né l’ultima ( le peggiori 3 stanno bussando sempre più forte alla porta per mettersi in evidenza) banca in seria difficoltà.
Banca Carige inizia la sua storia borsistica nel 1995, dalla quotazione fino al 2010 la banca si lancia in una serie impressionante di acquisizioni che la portano a diventare la sesta banca d’Italia. Qualcosa però non ha funzionato dato che dal 2014 in poi ha necessitato di 3 aumenti di capitale per complessivi 2,2 MLD di euro. Ricapitalizzazioni andate in fumo per effetto della mancanza di redditività, della perdita della raccolta, di una gestione poco efficace ( nonostante il cambio di 3 amministratori delegati e 2 presidenti negli ultimi 4 anni) e di CET1 sempre inferiori a quanto richiesto dalla vigilanza. La cronaca degli ultimi mesi ci racconta che Carige necessita di nuovo capitale. A novembre la Banca riesce a ottenere un prestito
obbligazionario convertibile ( al tasso iniziale del 13,3%) . Grazie a questo apporto la famiglia Malacalza, entrata nell’azionariato della banca nel 2015 e arrivata al 25%, dichiara di non voler partecipare al nuovo aumento di capitale. Arriva così con qualche giorno di ritardo rispetto al Natale l’amaro regalo del commissariamento.
Oggi il tema Carige è estremamente importante, indipendentemente dalle diatribe politiche è infatti necessario unintervento immediato, intervento previsto e annunciato che da un parte della maggioranza sta creando imbarazzo. Difficile prevedere quello che succederà nelle prossime settimane anche se le ipotesi sono parecchie. Ci potrebbe essere un salvataggio da parte di Unicredit ( che ha altri problemi da risolvere in questo momento), una fusione con MPS ( che in teoria non potrebbe però in questa fase di risanamento fare fusioni e acquisizioni), un intervento di Banco BPM e UBI che anticiperebbero una fusione più volte ventilata, oppure un intervento simile a quello effettuato dal governo precedente in occasione della crisi MPS( i potesi più probabile).

——————————————


Brexit

Il 2019 potrebbe essere definito per l’Europa l’anno dei voti. Le elezioni europee di maggio, il voto sulla stretta alla sorveglianza per i conti pubblici dell’Italia, il cambio della guardia alla BCE del dopo Draghi e il voto sulla Brexit. Proprio da qui si partirà la prossima settimana.

Se i parlamentari britannici approveranno l’accordo che prevede il divorzio consensuale tra Londra e la UE, il Consiglio Europeo e l’Europarlamento dovranno fornire l’approvazione definitiva. Questo porterà il 29 marzo al primo caso nella breve storia dell’Europa unita dell’uscita di un paese dalla stessa, lasciandola composta da 27 paesi.

Il no invece aprirebbe la strada a due probabili ipotesi: l’hard Brexit o un nuovo referendum.

Attendendo questi voti il ministro Tria ha già pronto il “ decreto ponte” che garantirà per 21 mesi l’operatività degli intermediari e delle imprese sul mercato.

Il 2019 potrebbe essere definito per l’Europa l’anno dei voti. Le elezioni europee di maggio, il voto sulla stretta alla sorveglianza per i conti pubblici dell’Italia, il cambio della guardia alla BCE del dopo Draghi e il voto sulla Brexit. Proprio da qui si partirà la prossima settimana.

Se i parlamentari britannici approveranno l’accordo che prevede il divorzio consensuale tra Londra e la UE, il Consiglio Europeo e l’Europarlamento dovranno fornire l’approvazione definitiva. Questo porterà il 29 marzo al primo caso nella breve storia dell’Europa unita dell’uscita di un paese dalla stessa, lasciandola composta da 27 paesi.

Il no invece aprirebbe la strada a due probabili ipotesi: l’hard Brexit o un nuovo referendum.

Attendendo questi voti il ministro Tria ha già pronto il “ decreto ponte” che garantirà per 21 mesi l’operatività degli intermediari e delle imprese sul mercato.

——————————————


PIR

Sul tema e sullo strumento che tanto successo ha avuto nel suo primo anno di vita è stata generata una notevole confusione normativa paralizzando l’utilizzo degli stessi proprio nel momento in cui il mercato italiano ha bisogno anche del contributo derivante dalla loro raccolta.

In pratica con la legge di bilancio 2019 si rischia di impedire al gestore del fondo di svolgere correttamente il suo lavoro rispettando le regole previste dal mandato. Questo perché da mandato questi fondi non possono detenere più del 10% di attività illiquide.

Imponendo un 7% di investimento ( 3,5% AIM e 3,5% Venture Capital) in attività non quotate, c’è il rischio in presenza di richiesta di riscatti che il gestore non riesca a far fronte agli impegni presi e restituire l’importo ai sottoscrittori. C’è poi un importante problema di valorizzazione del 7% investito in strumenti non quotati il cui valore dovrebbe essere comunicato quotidianamente(?).

Questa novità interessante da una parte, utile e positiva per il gestore dall’altra ( in termini di asset allocation) , blocca però di fatto la sottoscrizione di nuovi piani individuali di risparmio perché non ci sono ancora i decreti attuativi che necessitano di 120 giorni ( serve l’autorizzazione della Commissione Europea) per essere attuabili.


Dove puoi trovarmi

Qui troverai tutte le informazioni per contattarmi e ricevere una consulenza.

Contatti

Adriano Loponte

Piazza Erculea 15
20122 - Milano
Seguimi

Per una prima consulenza, scrivimi!