Per capire come verrà affrontata (anche) l’emergenza energetica e del gas in Italia – conseguenza diretta della guerra della Russia in Ucraina, che ha fatto saltare gli equilibri, e le forniture, precedenti –, dovremo attendere il 25 settembre e l’esito delle elezioni politiche.
Non che le risorse energetiche a disposizione cambieranno con la vittoria dell’una o dell’altra parte, ma potrebbero cambiare il modo e le misure per affrontare la crisi, anche se lo spazio di manovra è stretto per chiunque. E il governo Draghi (uscente) ha già dovuto presentare un proprio piano energetico nazionale, vista l’urgenza della situazione: tra poche settimane si accenderanno anche i sistemi di riscaldamento degli edifici, per affrontare un autunno-inverno che si preannuncia ‘caldissimo’ solo in termini di approvvigionamenti, consumi e costi energetici.
Secondo i Future sul gas, torneremo alla normalità solo nel 2027. Anche se in uno scenario internazionale ed energetico totalmente cambiato, ormai è difficile capire il significato del termine “normalità”. Ministri, addetti ai lavori, esperti del settore “fanno calcoli e cercano di tenerci buoni, creando una sorta di ‘effetto allucinato’ che permette agli italiani di vedere solo ‘cose belle’, a costo di allontanarsi sempre più dalla realtà. E la realtà, numeri alla mano, è davvero complessa, anche perché molti fanno a gara per complicarla”, rileva Leopoldo Gasbarro sul giornale finanziario online che dirige, Wall Street Italia.
Quanto gas consumiamo normalmente in Italia? Il Mise (Ministero dello Sviluppo economico) dice che nel 2021 abbiamo incamerato circa 73 miliardi di metri cubi di gas. Di contro, ne abbiamo consumati 77, 4 in più di quelli stoccati. Ma non ce ne preoccupavamo, dato che il flusso dalla Russia garantiva più di 50 miliardi di metri cubi l’anno, e bastava poco per recuperarne qualcuno in più.
Ma con la guerra in Ucraina e ciò che ne è conseguito, tutto è cambiato. Si è aperta anche la cosiddetta ‘guerra del gas’, tra Russia ed Europa, come ritorsione al sostegno europeo verso l’Ucraina. Una situazione e una crisi senza precedenti. Quest’anno secondo le stime dovremmo consumare circa 76 miliardi di metri cubi di gas. Le scorte sono pari a circa il 20% del consumato. Quindi se il consumo è di 76 miliardi le scorte dovranno essere di 15,2 miliardi. Le stime del Mite indicano che gli stoccaggi ai livelli attuali, cioè all’83% della loro capacità (pari a circa 12,6 miliardi di metri cubi), siano sufficienti per il fabbisogno invernale ma non oltre.
Ma poter contare sulle scorte era sensato fino al 30 agosto scorso, giorno in cui Vladimir Putin ha chiuso definitivamente la strada al gas che arrivava dalla Russia ai Paesi europei.
Nei giorni scorsi, il Ministero per la transizione ecologica (Mite) ha presentato il piano per “realizzare da subito risparmi utili a livello europeo a prepararsi a eventuali interruzioni delle forniture di gas dalla Russia”. Tra le misure previste, una riduzione di un grado per il riscaldamento degli edifici, da 17 con più o meno 2 gradi di tolleranza per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili, da 19 con più o meno 2 gradi di tolleranza per tutti gli altri edifici.
Inoltre “i limiti di esercizio degli impianti termici, sono ridotti di 15 giorni per quanto attiene il periodo di accensione (posticipando di 8 giorni la data di inizio e anticipando di 7 giorni la data di fine esercizio) e di un’ora per quanto attiene la durata giornaliera di accensione”. Non è prevista dal documento l’ipotesi di ridurre il riscaldamento negli ospedali e nelle case di ricovero, ovvero le “utenze sensibili”.
Ma piovono critiche sul piano nazionale di contenimento dei consumi del gas firmato dal Ministro per la transizione ecologica, Roberto Cingolani. Secondo Assoutenti, “con gli stoccaggi e gli approvvigionamenti di gas attuali le aziende fornitrici non sono in grado di fornire il gas a tutti i propri clienti e riusciranno a coprire il fabbisogno energetico invernale per un periodo non superiore ai 45 giorni, dopo di che sarà il caos, con pesanti razionamenti, case gelate e stop alle attività per industrie e imprese”.
L’associazione degli utenti rimarca: “di fronte a tale inquietante quadro, crediamo siano necessarie misure straordinarie di solidarietà energetica, volte a ridurre i consumi ed evitare la paralisi del Paese, ad esempio si risparmierebbe il 20% del fabbisogno se si posticipasse di 15 giorni il periodo di accensione dei riscaldamenti, anticipandone lo spegnimento sempre di 15 giorni”.
Insomma, ci avviciniamo al prossimo inverno con molti brividi, molti rischi e poche certezze, e siamo solo all’inizio di questa guerra del gas. Ora vedremo l’esito che uscirà dalle urne del 25 settembre, e se chi guiderà il Paese da ottobre in poi avrà idee, risorse e soluzioni diverse per tirarci fuori da un inverno bollente per i costi dell’energia e gelido sul fronte dei consumi.
