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Nelle scelte d’investimento conta anche la demografia

Adriano Loponte

20 settembre 2022

La demografia è sempre più determinante nelle scelte di investimento. E lo sarà sempre di più in futuro. In tutto il mondo. In generale, il cambiamento demografico è identificato come un’opportunità d’investimento da quasi il 60% degli investitori e come un rischio dal 20%.

È ciò che emerge da una nuova indagine realizzata da BNP Paribas Asset Management (Bnpp Am) in collaborazione con Coalition Greenwich. Secondo l’analisi, già tre quarti degli investitori (74%) a livello globale negli ultimi tre anni hanno modificato le scelte d’investimento per tenere conto dei nuovi trend demografici. Mentre quasi tutti gli investitori (95%) riconoscono questo elemento come determinate nel processo decisionale in materia di investimenti nel prossimo decennio.

Questo della demografia collegata alle strategie d’investimento è un argomento che ho trovato su Wall Street Italia: oltre 9 investitori su 10 (95%) hanno citato l’accelerazione delle tecnologie digitali come un importante cambiamento nella definizione delle loro strategie di investimento, seguito da vicino dall’impatto dell’invecchiamento della popolazione (91%), dai cambiamenti delle abitudini di spesa dei consumatori (89%) e dalla crescita della popolazione nei mercati emergenti (86%). 

L’analisi di BNP Paribas Asset Management indica anche i settori più interessanti secondo gli investitori. In cima alle preferenze, il settore sanitario (molto attrattivo per il 91% del totale), seguito da tecnologia (84%), energia (67%), agrifood (63%), tempo libero e turismo (60%) e immobiliare (59%). “Il crescente interesse verso questi settori è legato anche alla pandemia e al cambiamento climatico”, rileva la Survey.

 

Il Report analizza quindi “le prospettive e i comportamenti degli investitori legati alle principali tendenze demografiche e sociali, tra cui l’invecchiamento della popolazione nei Paesi sviluppati, che ha un impatto significativo sulle pensioni, l’affacciarsi delle giovani generazioni al mondo degli investimenti e la crescita della classe media nei mercati emergenti”.

A livello geografico si riscontrano alcune differenze: il settore sanitario è stato considerato più importante in Europa e in Asia (entrambi 95%) rispetto agli Stati Uniti (75%). Tecnologia, telecomunicazioni e IT sono più rilevanti in Asia (93%) rispetto all’Europa (81%) e agli Stati Uniti (75%). 

Per gli investitori asiatici, la crescita della popolazione dei mercati emergenti è considerata un aspetto “estremamente importante” del cambiamento demografico per la strategia di investimento dalla metà degli intervistati (51%), rispetto al 21% in Europa e al 15% negli Stati Uniti. 

Ancora qualche dato rivelatore di scelte e orientamenti d’investimento nel mondo: gli investitori istituzionali hanno individuato nell’azionario (52%), nel Real estate (50%) e nelle infrastrutture (47%) le classi di attività che più probabilmente beneficeranno delle allocazioni in seguito al cambiamento demografico, mentre “per gli investitori intermediari l’investimento tematico è risultato il meglio posizionato (63%), seguito dalle azioni (53%) e dalle infrastrutture (47%). Le indicazioni raccolte hanno evidenziato in genere preferenze equamente suddivise rispetto all’utilizzo di strategie attive e passive per la modifica delle allocazioni nei prossimi 10 anni, e trasversali rispetto alle aree geografiche”.

Come sappiamo, la demografia è una questione molto rilevante e delicata anche in Italia, che, insieme al Giappone, a livello mondiale ‘vanta’ la più alta età media della popolazione: l’invecchiamento dei cittadini incide direttamente, ad esempio, sulla spesa pubblica per le pensioni, e sulla necessità o anche opportunità per molti di ricorrere a risorse pensionistiche integrative rispetto a quelle pubbliche.

 

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