Su una cosa non c’è alcun dubbio: i due grandi gasdotti Nord Stream 1 e 2, che dalla Russia portano (portavano) enormi quantità di gas all’Europa, passando sotto le acque del Mar Baltico, sono stati sabotati.
Alcune esplosioni sottomarine hanno causato almeno tre falle nei gasdotti, provocando danni “senza precedenti”, denunciano gli addetti ai lavori, tanto che potrebbero risultare inutilizzabili per sempre. I sismologi danesi e svedesi sono sicuri: le esplosioni registrate nei giorni scorsi attorno all’isola danese di Bornholm non sarebbero state causate da un terremoto o altro evento geologico, ma da detonazioni.
Su chi sia stato – a sabotarli – invece il caos è massimo: la Russia accusa gli Stati Uniti, che rispediscono le insinuazioni al mittente, che le rigira verso l’Ucraina, e così, tra accuse e nuove interruzioni delle forniture, i prezzi del gas tornano a salire. L’Occidente punta l’indice su Mosca, il Cremlino si smarca da quelle che definisce “calunnie” e rilancia su Washington che “si sta avvicinando sempre più a diventare una parte del conflitto”, e su Kiev che avrebbe agito per sabotare il business di Gazprom, come rimarca anche l’ISPI, l’Istituto per gli studi di politica internazionale, con sede a Milano in zona Brera, attraverso la sua newsletter.
Intanto, anche se Nord Stream 1 era stato chiuso dalla Russia all’inizio di settembre e Nord Stream 2 non è mai entrato in funzione a causa dell’invasione dell’Ucraina, la notizia dell’incidente ha innervosito i mercati e contribuito a far schizzare i prezzi del gas – che nelle ultime settimane erano tornati a stabilizzarsi verso livelli pre-crisi – a quota 191 euro al megawattora: +10% rispetto a pochi giorni fa.
Sebbene in questi giorni nessuno dei due gasdotti fosse operativo, entrambi contenevano gas che ora si sta riversando e perdendo nel Mar Baltico. Come sottolinea l’ISPI nella sua newsletter: dai punti in cui le infrastrutture sono state danneggiate, la fuoriuscita di gas sta facendo ribollire la superficie di quel tratto di mare in aree che vanno dai 200 ai mille metri di diametro. Un fenomeno che non dovrebbe causare danni all’ecosistema ma che durerà – avverte la Danimarca –, almeno una settimana.
L’incidente avviene dopo mesi di riduzioni delle forniture di gas naturale all’Europa da parte del Cremlino, in risposta alle sanzioni predisposte contro Mosca dopo l’attacco all’Ucraina.
Le autorità danesi, tedesche e svedesi hanno avviato indagini per accertare le cause delle esplosioni, mentre Mosca si dice disponibile a collaborare a un’inchiesta internazionale ma contraccambia le accuse: “il presidente americano Joe Biden deve chiarire se vi siano gli Usa dietro gli incidenti avvenuti al Nord Stream”, afferma la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
La newsletter prosegue: gli attacchi alle infrastrutture potrebbero significare una nuova fase nella guerra dell’energia tra Russia ed Europa, osserva Alex Munton, esperto della società di consulenza Rapidan Energy Group, secondo cui il rischio di “un'escalation nel conflitto con potenziali attacchi diretti all'infrastruttura fisica” è reale. In passato, invece, Londra aveva espresso più volte il timore che i sottomarini russi nell'Atlantico e in altre acque settentrionali potessero cercare di colpire cavi sottomarini cruciali per le connessioni Internet.
A innervosire ulteriormente i mercati, oltre alla vicenda dei gasdotti Nord Stream, è la guerra che s’infiamma tra Gazprom e Naftogaz, il gestore della rete ucraina che non potrebbe effettuare i pagamenti di gas destinati all’Europa. Il colosso russo ha infatti rigettato la richiesta ucraina di un arbitrato e annunciato sanzioni al gestore ucraino, interrompendo di fatto tutte le forniture di gas verso l'Europa.
Ma l’Europa e l’Italia si stanno attrezzando per fare a meno del gas russo, con buoni risultati di stoccaggio e immagazzinamento delle scorte, che potranno diventare essenziali se e quando la fornitura di Mosca cesserà in modo stabile e quindi si dovrà correre ai ripari.
