Invecchiamento della popolazione, aumento del debito pubblico, riduzione di crescita e produttività: sono le tre sfide che molti Paesi occidentali – e in particolare l’Italia – devono affrontare per guardare con maggiore solidità al futuro.
Ecco qualche numero e dato: a livello globale, la quota della popolazione over-50 è passata dal 15 al 25%, ed è prevista al 50% per fine secolo, con impatto crescente sulla spesa previdenziale. In Italia, la quota di over-65 è prevista crescere dall'attuale 40% circa al 65% nei prossimi 50 anni, con una spesa previdenziale già al 18% del Pil, la più alta tra i Paesi sviluppati. Questa è tipicamente finanziata con debito pubblico, emesso su lunghe durate e sottoscritto grazie al crescente bacino di risparmi accumulati dalla popolazione che invecchia e che, direttamente o indirettamente (tramite Casse e Fondi pensione) decide di investire in Titoli di Stato ‘privi di rischio’, generandone l'eccesso di domanda.
Di conseguenza, nello stesso periodo (questi ultimi 50 anni), il debito pubblico globale si è moltiplicato per più di tre volte, dal 20 al 70% circa del Pil mondiale. In Italia si attesta al doppio, a circa 140%, un risultato secondo solo al Giappone (debito pubblico lordo al 266%, netto al 176%) che, non a caso, ha una quota di over-65 già oltre il 50% della popolazione e prevista al 75% in 50 anni.
Questa enorme montagna di debito pubblico è stata finanziata dalla creazione di moneta inflattiva (moltiplicatasi per 5 per l'euro negli ultimi 15 anni e per 10 per il dollaro), ma è risultata anche gestibile, con costi finanziari bassi e tassi reali negativi proprio a causa dell'eccesso di risparmi accumulato dai più anziani, e dalla loro scelta d'investimento in Btp che, per la logica della domanda e offerta, ha spiazzato gli investimenti in capitale di rischio.
Come combinato disposto dalla situazione e dalle sue prospettive (più vecchi e più spese previdenziali, meno lavoratori per pagarle; più debito pubblico e moneta inflattiva per finanziarle, meno capitale di rischio per investire nelle imprese e nell'economia reale), i tassi di crescita (anemica) e in particolare di produttività sono diminuiti a livello globale e con particolare gravità in Italia (-1,15% quella del capitale, negli ultimi 15 anni pre-Covid; + 0,5% quella del lavoro versus una media UE dell'1,2%).
