Nel 1960 gli abitanti sulla Terra erano poco più di 3 miliardi. Nel 2000 erano già raddoppiati. Da pochi giorni è stata superata un’altra quota record: siamo oltre 8 miliardi. “A cosa si deve questa crescita così straordinaria e unica in tutta la storia dell’umanità?”, si chiede lo studioso di demografia Alessandro Rosina in un articolo su IlSole24Ore.
E così analizza situazione e prospettive: le motivazioni sono diverse, ma la principale sta nell’aumento della vita media a livello globale. Nel mondo pre-industriale (fino al Settecento) la durata media a malapena arrivava a 35 anni. Nel 1960, sempre a livello mondiale, risultava salita oltre i 50 anni, proseguendo poi fino ai 73 di oggi, con una media sopra gli 80 anni nei Paesi più ricchi. Secondo lo scenario mediano della Nazioni Unite, il picco della popolazione mondiale verrebbe raggiunto nel penultimo decennio di questo secolo (dal 2080), con un ammontare pari a 10,4 miliardi di persone sul Pianeta, dopodiché la curva demografica smetterebbe del tutto di crescere e potrebbe, anzi, diminuire. Insieme, infatti, alla crescita della popolazione è in atto, per contro, un aumento del numero di Stati con fecondità sotto il livello di equilibrio generazionale, cioè in media 2 figli per donna.
Questo gruppo si va estendendo sempre più oltre i confini del mondo occidentale. Vi rientra anche la Cina, già da qualche anno in declino. Il gigante asiatico sta per essere superato dalla vicina India, la quale, però, è anch’essa recentemente scesa a 2 figli in media per donna, avviandosi quindi nel tratto conclusivo della sua corsa. Oggi la media mondiale è di 2,3 figli per donna, ed è prevista scendere a 2 nella seconda metà del secolo.
“Pur con incertezze sui tempi e i livelli finali raggiunti sappiamo, in definitiva, che la popolazione mondiale smetterà di crescere”, rileva Rosina, “lungo questo percorso la demografia pone però tre sfide complesse e delicate”. Eccole. Uno: prima di arrivare al picco si aggiungeranno, almeno, altri due miliardi di persone: un aumento che bisognerà rendere sostenibile nel suo impatto sulle risorse del Pianeta.
Due: questa crescita si concentrerà nelle aree più povere del mondo, che dovranno poter compiere la transizione demografica in coerenza con un proprio percorso di sviluppo. Con anche inevitabili implicazioni sui flussi migratori. Tre: ad aumentare sarà l’incidenza della popolazione anziana, in particolare nei Paesi più ricchi, con conseguente necessità di rendere sostenibile dal punto di vista economico e sociale il rapporto tra generazioni. Con sistema del Welfare e pensionistico al centro della scena.
Queste diverse sfide “si vincono però con lo stesso approccio”, rimarca lo studioso: “passando dalla crescita della quantità alla qualità della crescita. Il che significa promuovere la qualità dei consumi e del rapporto con l’ambiente, la qualità della formazione delle nuove generazioni e la valorizzazione del loro capitale umano, la qualità degli anni di vita e dei servizi di Welfare”.
