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Rappresentazione visiva dell'articolo: Tetto al contante, favorisce il commercio o l’evasione fiscale? O entrambi

Tetto al contante, favorisce il commercio o l’evasione fiscale? O entrambi

Adriano Loponte

12 dicembre 2022

Sono già molte le critiche che da più parti si sono alzate contro l’innalzamento del tetto al contante, previsto salire a quota 5mila euro dalla Manovra finanziaria per il 2023 del governo Meloni.

Anche la Banca d’Italia non gradisce e non approva un approccio più permissivo al sistema dei pagamenti Cash, e rimarca: “le disposizioni in materia di pagamenti in contante e l’introduzione di istituti che riducono l’onere tributario per i contribuenti non in regola rischiano di entrare in contrasto con la spinta alla modernizzazione del Paese che anima il Pnrr e con l’esigenza di continuare a ridurre l’evasione fiscale”.

In pratica, secondo Bankitalia, non sarebbe questa la strada da seguire per risanare storiche debolezze e fragilità del Paese: “soglie più alte per l’utilizzo del contante favoriscono l’economia sommersa, mentre l’uso di pagamenti elettronici permettendo il tracciamento delle operazioni ridurrebbe l’evasione fiscale. I limiti all’uso del contante, pur non fornendo un impedimento assoluto alla realizzazione di condotte illecite, rappresentano un ostacolo per diverse forme di criminalità ed evasione”. Insomma, non occorre essere degli economisti esperti in sistemi finanziari per cogliere certe tendenze e contraddizioni.

 

Non si è fatta attendere la replica della premier Giorgia Meloni, che risponde con la nuova rubrica ‘Gli appunti di Giorgia’, inaugurata sui Social: “abbiamo aumentato il tetto al contante perché il tetto al contante sfavorisce la nostra economia, perché siamo in un mercato europeo e, in un mercato europeo, il tetto al contante ha un senso se ce l’hanno tutti, mentre in Europa esistono diversi tetti al contante e molte nazioni che non hanno un tetto al contante. La Germania e l’Austria non hanno un tetto al contante. Questo significa che chi, magari straniero, ha contanti da spendere preferisce andare in altre nazioni perché l’Italia ha un tetto al contante”.

Sì, ma allo stesso tempo Germania e Austria non soffrono i livelli di evasione fiscale dell’Italia, e qualche motivo ci sarà. O, piuttosto, più motivi insieme. Se si prende ad esempio un modello, lo si deve prendere nella sua interezza, non solo per la parte che conviene.

 

Poi, come segnala anche un articolo su Wall Street Italia, c’è anche il primo dietrofront del governo per quanto riguarda l’obbligo del Pos per gli esercenti solo per pagamenti sopra i 60 euro. Considerando le critiche, la premier ha parlato di cifra indicativa. “Il piccolo importo attualmente individuato da noi è quello della sanzione”, rileva Meloni, “oggi se un esercente rifiuta il sistema di pagamento può avere una multa: fino a 60 euro noi non vorremmo obbligare il commerciante a dover accettare il pagamento elettronico. La soglia dei 60 euro è indicativa, può essere anche più bassa. Su questo c’è una interlocuzione con la Commissione europea, perché il tema del pagamento elettronico è uno degli obiettivi del Pnrr, quindi bisogna vedere come andrà a finire l’interlocuzione”.

Ma gli italiani preferiscono il Pos, come emerge da un sondaggio di Euromedia Research riportato da La Stampa: soltanto il 33% condivide la linea del governo Meloni sui pagamenti elettronici e la soglia di 60 euro. Secondo il sondaggio il 56% degli italiani boccia il provvedimento. Tra questi un terzo degli elettori di Forza Italia e Fratelli d’Italia. E la maggioranza degli elettori della Lega. In compenso la misura è molto apprezzata dai commercianti: il 65% la promuove. Insomma, a moltissimi commercianti non piacciono tanto le carte di pagamento elettroniche, preferiscono di gran lunga il caro, vecchio portafoglio.

 

 

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