Gli Usa hanno definito “una svolta storica”, “un passo che potrebbe rivoluzionare il mondo” l'esperimento di fusione nucleare, in un laboratorio della California, che per la prima volta ha prodotto più energia di quella necessaria per innescarla. Con la tecnica laser, e non con quella a confinamento magnetico su cui invece ha preferito investire l’Unione Europea.
Qualcuno l’ha già ribattezzata “la scoperta del secolo”, anche se ci vorranno almeno 30 anni per il suo utilizzo a scopo commerciale, a causa di enormi difficoltà scientifiche e tecnologiche. È comunque un passo rivoluzionario verso un'energia illimitata, pulita e a basso costo che in un solo colpo potrebbe consentire di ridurre l'inquinamento, frenare il cambiamento climatico, garantire lo sviluppo dei Paesi più poveri.
E potrebbe anche cambiare i rapporti di forza nella mappa geopolitica mondiale, ridimensionando il potere di Paesi la cui economia dipende in gran parte dall'export di combustibili fossili, come la Russia e i Paesi del Golfo. La svolta conferma inoltre il primato degli Usa nella ricerca scientifica e nell'innovazione tecnologica, grazie anche a investimenti pubblici e privati senza pari nel mondo.
“Per gran parte di noi, è solo questione di tempo”, ha assicurato al Washington Post uno degli scienziati della National Ignition Facility in California, dove è stata fatta la scoperta. A differenza dell’energia da fissione nucleare, quella prodotta nelle centrali atomiche con la pericolosa scissione di un nucleo pesante in due più leggeri e il problema delle scorie, quella da fusione riproduce il processo che avviene nelle stelle e nel Sole, con la combinazione senza rischi di due nuclei leggeri in un nucleo pesante. Come combustibile si usa l'idrogeno, praticamente inesauribile.
Ecco come funziona: si avvicinano due nuclei fino a farli fondere tra loro a densità e temperature altissime (milioni di gradi Celsius) per superare la repulsione elettromagnetica. In questo modo si trasforma l'energia della reazione in elettricità che può alimentare case, uffici, aziende senza emettere carbonio nell'aria o produrre scorie radioattive da smaltire nell'ambiente.
Per decenni gli scienziati hanno sperimentato reazioni da fusione ma finora avevano consumato più energia di quella ottenuta. Nel laboratorio in California è stato usato con successo uno dei più grandi laser al mondo. L'energia prodotta, circa 25 megajoule, è stata generata grazie a 192 fasci laser che in qualche miliardesimo di secondo hanno colpito la parte interna di un piccolo cilindro contenente due elementi chiave (il deuterio e il trizio).
Gli ostacoli in futuro non mancheranno, a partire dai costi giganteschi e dalle difficoltà tecniche per ricreare la reazione su larga scala e per mettere a punto macchinari (finora inesistenti) capaci di trasformarla a costi sostenibili in elettricità da mettere in rete. Ma un nuovo futuro non sembra lontano. “Questa svolta dimostra che la necessità di continuare a investire nella fusione nucleare è forte”, ha sottolineato anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: “abbiamo bisogno di vari approcci per garantire questa energia pulita in futuro, ma questo dimostra che vale la pena intensificare il lavoro e la ricerca”.
