L’Italia può diventare l’Hub energetico per l’Europa. In mezzo al Mediterraneo, sarebbe un ‘ponte’ naturale tra gli altri continenti e quello europeo, dove convogliare e attraverso cui far passare i flussi, non solo energetici ma anche di materie prime rilevanti, che provengono da Paesi extraeuropei.
È una visione e strategia molto interessante e importante per il prossimo futuro, e ci sono i presupposti e le prospettive per renderla concreta. Sia per la sua posizione geografica, sia per come si sta evolvendo lo scacchiere internazionale, il Bel Paese si candida a essere l’Hub energetico a livello europeo.
In pratica, l’Italia sta passando dall’essere uno dei Paesi più colpiti dalla guerra e dalla crisi tra Russia e Ucraina, a un Paese che potrebbe trarre vantaggi dal cambiamento delle politiche energetiche. Ho già anticipato questa visione e questa possibilità – insieme al dottor Giuseppe Sabella, presidente di Oikonovo – nel corso di un evento rivolto agli imprenditori che ho organizzato lo scorso 12 dicembre a Lainate. Appuntamento al quale ha partecipato anche una rappresentanza dell’ILAS, che è l’associazione che raccoglie gli imprenditori lainatesi.
La linea di continuità del governo Meloni, che in politica estera sta ricalcando le orme di Mario Draghi – del resto, non è certo un caso la visita in Algeria della Premier nei giorni scorsi, a distanza solo di 6 mesi da quella di Draghi – sta dando una mano in questa direzione. Una mano dovuta al fatto che ormai l’Italia potrebbe diventare un Hub per il rifornimento energetico del resto d’Europa, sia per quanto concerne il gas che altre materie prime (Litio in primis), che potrebbero dare una grossa mano in campo energetico. La visita algerina della Meloni conferma tutto ciò.
Un accordo da 8 miliardi di dollari per aumentare la produzione di gas a favore del mercato interno libico e garantire l'esportazione in Europa. Insieme a un'intesa per supportare la Libia con cinque imbarcazioni attrezzate nel campo della ricerca e soccorso di migranti in difficoltà in mare.
A Tripoli Giorgia Meloni ha rassicurato le autorità locali che l'Italia “è pronta ad aiutare" la sua crescita, ma ha anche avvertito che senza una stabilizzazione del Paese, ancora diviso in due governi a oltre un anno dal rinvio delle elezioni, tutto rischia di essere vano.
A pochi giorni dalla visita ad Algeri, accompagnata dai ministri degli Esteri e dell’Interno, Antonio Tajani e Matteo Piantedosi, Meloni ha fatto tappa in un altro Paese del Nord Africa, secondo appuntamento di un percorso – che potrebbe presto portarla anche in Tunisia – studiato per lanciare il suo Piano Mattei. L'idea dell'Italia come Hub per redistribuire il gas in Europa si intreccia con la volontà di un cambio di approccio su immigrazione e cooperazione.
Meloni pretende una svolta da Bruxelles, e su questo insisterà anche nel Consiglio europeo del 9-10 febbraio. “Un chiaro segnale che il settore petrolifero in Libia è privo di rischi”, la tesi del presidente della Noc, Farhat Omar Bengdara. L’accordo, però, è stato contestato nelle scorse settimane dall’altro esecutivo libico (non riconosciuto dalla comunità internazionale), quello guidato da Fathi Bashagha. Uno scenario ancora più incerto per il ruolo del generale Khalifa Haftar, che controlla la Cirenaica.
