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Il dramma del commercio tradizionale: persi 100mila negozi in 10 anni

Adriano Loponte

08 marzo 2023

In dieci anni, tra il 2012 e il 2022, sono sparite nel Paese, complessivamente, oltre 99mila attività di negozi e commercio al dettaglio. Nello stesso periodo, cresce la presenza straniera nel commercio, sia come numero di imprese (+44mila), sia come occupati (+107mila), e si riducono le attività e gli occupati italiani (rispettivamente -138mila e -148mila). 

È quanto emerge dall'analisi dell'Ufficio Studi di Confcommercio, intitolata ‘Demografia d'impresa nelle città italiane’. Concentrando l'analisi sulle 120 città medio-grandi, la riduzione di attività commerciali e la crescita dell'offerta turistica risultano più accentuate nei centri storici rispetto al resto del comune, con il Sud caratterizzato da una maggiore vivacità commerciale rispetto al Centro-Nord.

Cambia anche il tessuto commerciale all'interno dei centri storici, con sempre meno negozi di beni tradizionali (libri e giocattoli -31%, mobili e ferramenta -30%, abbigliamento -22%) e sempre più servizi e tecnologia (farmacie +12%, computer e telefonia +11%), attività di alloggio (+43%) e ristorazione (+4%).

 

Secondo Confcommercio, la trasformazione e la riduzione dei livelli di servizio offerto dai negozi in sede fissa "confina con il rischio di desertificazione commerciale delle nostre città" dove, negli ultimi 10 anni, la densità commerciale è passata da 9 a 7,3 negozi per mille abitanti (un calo di quasi il 20%).

"Per evitare gli effetti più gravi di questo fenomeno”, aggiunge uno specialista del settore, “per il commercio di prossimità non c'è altra strada che puntare su efficienza e produttività, anche attraverso una maggiore innovazione e una ridefinizione dell'offerta. E rimane fondamentale l'omnicanalità”, cioè l'utilizzo anche del canale online che ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni, con le vendite passate da 16,6 miliardi nel 2015 a 48 miliardi nel 2022.

Dall'indagine emerge che la crescita delle attività di alloggio e ristorazione non compensa le riduzioni del commercio, ma modifica in misura rilevante le caratteristiche dell'offerta nelle città e nell'economia in generale.

 

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