Il colosso bancario svizzero Ubs ha acquistato la rivale Credit Suisse per 0,76 franchi svizzeri per azione, vale a dire per un totale di 3 miliardi di franchi svizzeri (3,35 miliardi di dollari). Ora la fusione tra le due banche dovrebbe essere completata entro la fine dell’anno, e l'amministratore delegato di Ubs, l’olandese Ralph Hamers (prima già Ceo del gruppo Ing), sarà alla guida della banca che nascerà dall’operazione.
Queste ‘nozze’ (di convenienza) tra Credit Suisse e Ubs “rafforzano la Svizzera come centro finanziario globale", rimarca il presidente di Ubs, Colm Kelleher, che però non nasconde: “questa acquisizione è interessante per gli azionisti di Ubs ma, diciamolo chiaramente, per quanto riguarda Credit Suisse, si tratta di un salvataggio di emergenza”.
Con un'operazione architettata dalla Banca centrale svizzera, con il coinvolgimento della autorità europee e americane, i due colossi convolano a nozze in uno storico accordo per cercare di disinnescare la crisi in atto di Credit Suisse. Ubs otterrà fino a 100 miliardi di franchi svizzeri di liquidità dalla Banca centrale svizzera, oltre a garanzie per 9 miliardi dal governo svizzero per far fronte a eventuali perdite di Credit Suisse.
Il Crack di Credit Suisse è iniziato nei giorni scorsi quando il principale azionista, la Banca nazionale saudita, Saudi National Bank (Snb), che detiene la quota maggioritaria con il 9,8% del totale azionario, ha annunciato che non avrebbe fornito ulteriore liquidità all'istituto elvetico, mandandolo prima in crisi di liquidità, e poi finanziaria, con il valore delle azioni che è crollato di oltre il 20%.
Ma le perdite di valore e i contraccolpi, anche per investitori e risparmiatori, non finiscono qui: l’annunciato azzeramento dei bond AT1 emessi da Credit Suisse sta provocando reazioni a catena: non solo impatta negativamente sul mercato delle obbligazioni AT1 (Additional tier 1), ma penalizza anche i titoli azionari di alcuni istituti o società che li potrebbero avere in portafoglio.
Il problema è sorto dopo che la Finma (l’Autorità federale svizzera di vigilanza sui mercati finanziari) ha annunciato, a sorpresa, che sarà azzerato il valore di obbligazioni AT1 pari a circa 16 miliardi di franchi svizzeri, per rafforzare la posizione finanziaria dell'istituto riducendone la passività. La mossa, però, provoca un problema di fiducia verso tutti i titoli di questo genere, che così sono sotto pressione, arretrando ieri nella maggior parte dei casi tra il 5 e il 10%.
Perdono terreno i perpetual di Unicredit (passando da 90 a 87 centesimi), quelli di Intesa Sanpaolo (da 81 a 73 centesimi). In Asia i titoli AT1 di Hsbc hanno perso oltre 5 centesimi. I bond perpetui in dollari di Bank of East Asia Ltd sono scivolati di 8,6 centesimi a 79,7 centesimi. Come se non bastasse si è anche aperta la caccia ai possibili detentori di bond AT1 di Credit Suisse, anche se per adesso non sono emerse indiscrezioni in merito. Le autorità di Hong Kong, ad esempio, hanno rassicurato che le esposizioni del settore bancario e del mercato locale nei confronti del Credit Suisse sono insignificanti.
Le autorità europee, in particolare la Vigilanza Bce, l'Eba e il Single Resolution Board (SRB), in una nota congiunta hanno tenuto a ricordare le regole stabilite in Europa nei casi di crisi e l'ordine in base al quale gli azionisti e i creditori di una banca in dissesto dovrebbero sopportare le perdite. In particolare, hanno sottolineato le autorità, gli strumenti di capitale ordinario sono i primi ad assorbire le perdite e solo dopo il loro pieno utilizzo sarebbe necessario procedere alla svalutazione degli strumenti Additional Tier1, (At1).
La Vigilanza Bce, l'Eba e il Single Resolution Board sulla questione rimarcano: “questo approccio è stato costantemente applicato in casi passati e continuerà a guidare le azioni della vigilanza bancaria Bce e dell'SRB negli interventi di crisi. Gli At1 sono e rimarranno un'importante componente della struttura del capitale delle banche europee”.
Insomma, il salvataggio del Credit Suisse, con l'azzeramento di valore per i titolari di bond AT1 e l'esautoramento degli azionisti di Ubs, che non potranno bocciare l'intesa, spaventa i mercati, con gli investitori preoccupati per nuove crisi nel comparto bancario. I fallimenti di Silverbank, Svb e Signature – rilevano gli analisti di Intermonte – potrebbero non essere gli ultimi.
