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Rappresentazione visiva dell'articolo: In Turchia dopo 20 anni vacilla il potere di Erdogan, presidenziali al ballottaggio

In Turchia dopo 20 anni vacilla il potere di Erdogan, presidenziali al ballottaggio

Adriano Loponte

16 maggio 2023

La Turchia è in bilico dopo 20 anni di Erdogan al potere. Il presidente della Repubblica turca è costretto a un ballottaggio, previsto per il 28 maggio, contro il suo avversario, il socialdemocratico Kiliçdaroglu.

Al primo turno, infatti, nessuno dei candidati in corsa ha raggiunto il 50% dei voti necessari per aggiudicarsi la vittoria: Recep Tayyip Erdogan si è fermato poco sopra al 49%, mentre lo sfidante Kemal Kilicdaroglu si è attestato vicino al 45%. Ma ci sono state discrepanze tra i dati forniti dai media statali e il Consiglio elettorale supremo, che supervisiona le elezioni. Con accuse rivolte a Erdogan e ai suoi, di manipolare i risultati, e polemiche sui numeri effettivi.

In ogni caso, il potentissimo e temutissimo Erdogan questa volta non ce l’ha fatta a farsi rieleggere ancora una volta e al primo turno elettorale. Ora per le elezioni presidenziali ci saranno circa due settimane di ‘tempi supplementari’, che porteranno i due contendenti e sfidarsi di nuovo, questa volta per conquistare lo scettro del potere politico turco.

La coalizione dei partiti che ha sostenuto il presidente Erdogan ha ottenuto la maggioranza dei deputati in Parlamento. Secondo i dati della Tv di Stato Trt, l’Alleanza popolare formata dall’Akp di Erdogan e altri partiti di estrema destra e islamisti ottiene la maggioranza con 322 parlamentari su 600, numero tuttavia insufficiente per potere cambiare la Costituzione, per cui sono necessari 360 deputati.

I partiti della principale coalizione di opposizione ottengono invece 212 parlamentari, mentre l'Alleanza del lavoro della Libertà, formata dal Partito della Sinistra Verde (Ysp) di orientamento filocurdo e dal Partito dei lavoratori di sinistra, ottiene 66 deputati di cui 62 dello Ysp, che diventa il terzo partito più rappresentato nell'assemblea turca.

 

L’incapacità da parte di Erdogan di ottenere una vittoria al primo turno conferma un declino della sua popolarità evidenziato dai sondaggi degli ultimi mesi. Molti elettori “lo ritengono responsabile del tracollo della lira turca, della conseguente crisi economica e dell’involuzione del Paese in senso autoritario”, sottolinea la newsletter dell’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale. 

Nelle ultime elezioni del 2018 il presidente aveva sbaragliato in un unico turno altri tre candidati con il 53% dei voti. Il suo sfidante più vicino si era fermato a oltre venti punti di distanza, ricevendo il 31% delle preferenze. Tuttavia, “le proiezioni del voto 2023 confermano che Erdogan rimane popolare nelle province più conservatrici e religiose dell’Anatolia”, sottolinea l’Ansa, “che gli attribuiscono i meriti di aver contribuito allo sviluppo del Paese, di aver creato grandi infrastrutture, migliorato lo status internazionale della Turchia e rafforzato i diritti dei musulmani ‘devoti’ nello Stato rigorosamente laico della Turchia”. 

Non a caso, oltre che sull’economia, la campagna elettorale è ruotata su questioni che hanno a lungo polarizzato la società turca, come il ruolo della religione nella vita pubblica e nella società: un tema caro al presidente che negli ultimi vent’anni ha ampliato l'educazione religiosa.

Lo slancio nelle elezioni conta molto, e sembra che Erdogan, contrariamente alle aspettative, l’abbia trovato nel momento cruciale. “Spesso in passato i partiti di opposizione turchi sono stati sopravvalutati riguardo al sostegno di cui godevano nell’opinione pubblica” osserva Il Financial Times. E i Bookmaker che pochi giorni fa davano Kilicdaroglu in vantaggio come prossimo presidente, ora per il ballottaggio del 28 maggio favoriscono Erdogan.

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