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Dare più slancio al risparmio gestito per sostenere la crescita del Paese

Adriano Loponte

13 giugno 2023

I numeri del risparmio gestito in Italia evidenziano la necessità di un maggiore impiego della forza del risparmio domestico a sostegno dell’economia nazionale. Con una quota di risparmio gestito più che raddoppiata negli ultimi dieci anni, equivalente a 2.216 miliardi di euro a fine 2022 e pari al 118% del PIL, l’Italia si distingue per lo stock elevato di risparmio, e per un flusso che continua a mantenersi su alti livelli. 

Però, se diversificare gli investimenti è buona norma nella gestione di un portafoglio, il Paese mostra in questo una tendenza ‘anti Home country’: solo il 5% delle risorse amministrate dai fondi è investita in titoli emessi da imprese nazionali, contro il 34% della Francia e il 14% della Germania. Ciò anche in conseguenza del fatto che solo un quarto del totale delle gestioni collettive è rappresentato da fondi di diritto italiano. Infatti, se i gestori sono basati all’estero, spesso per ragioni di natura fiscale, il legame con il Paese che genera il risparmio è più debole e gli investimenti domestici minori.

Emerge così la necessità – quindi anche un elevato potenziale di crescita per il nostro Paese – di una più forte industria del risparmio gestito, che occorre ‘rimpatriare’ affinché si possa investire meglio nella nostra economia reale. “Ora, mantenere in Italia testa e braccia del sistema del risparmio gestito è cruciale, se si vuole garantire e accelerare lo sviluppo di questo settore, con l’effettiva canalizzazione delle risorse verso l’economia reale italiana, che consentirebbe di trasformare la liquidità operativa in investimenti produttivi”, rimarca Massimiliano Belingheri, amministratore delegato di BFF Banking Group, in un suo intervento all’interno di un saggio che ho letto sugli investimenti in Italia.

 

Il Paese ha ridotto in modo rilevante, nel corso degli anni, il numero di fondi comuni di diritto italiano, attraverso frequenti delocalizzazioni e cessioni di asset. Il patrimonio di questi fondi rappresentava, a fine 2022, soltanto un quinto del totale delle gestioni collettive.

Quando i gestori – la testa del risparmio gestito – sono all’estero, il rapporto con il Paese che genera il risparmio risulta meno forte e gli investimenti domestici minori. Per rafforzare quest’area, oltre ai fondi comuni di diritto italiano, il nostro Paese può fare leva sulla crescita dei fondi pensione ‒ i cui asset sono cresciti del 34% negli ultimi 5 anni ‒ e sulla vivacità dei gestori di fondi alternativi, il cui patrimonio gestito è raddoppiato dal 2016 a oggi. I primi hanno per loro natura un orizzonte di lunghissimo periodo, fondamentale per accompagnare gli investimenti infrastrutturali di cui il Paese ha bisogno. “I secondi conoscono molto bene le dinamiche locali e possono essere il migliore interlocutore per gli investitori, anche esteri, che spesso trovano eccessivamente articolati le complessità burocratiche e gli iter autorizzativi locali”, sottolinea Belingheri. 

 

Veniamo ora alle nostre braccia – le infrastrutture a supporto dell’industria del risparmio gestito – che è fondamentale abbiano una forte presenza domestica e siano altamente specializzate e flessibili, per trattenere la liquidità operativa di questo settore e trasformarla in investimenti produttivi.

L’industria del risparmio gestito non può svilupparsi senza questo ecosistema di supporto: braccia che consentono di far funzionare gli ingranaggi del sistema dell’asset management. Anche in questo campo, purtroppo, si è registrato finora un eccesso di esterofilia, con il risultato, per esempio, di un deposito consistente della liquidità a disposizione degli investitori istituzionali presso banche non italiane, che detengono una market share significativa a livello europeo e sono in grado di canalizzare efficacemente i risparmi nell’economia reale dei loro Paesi. 

Si tratta di un ammontare molto rilevante di depositi, che viene così sottratto all’investimento in Italia e che, investito anche soltanto in titoli di Stato, consentirebbe un significativo risparmio nel costo del debito pubblico nazionale. 

 

“È necessario un impegno comune per sviluppare una più forte industria domestica del risparmio gestito, che meglio incanali questi asset verso l’economia reale, in linea con quanto avviene in altri Paesi europei”, sprona l’amministratore delegato di BFF Banking Group. Un’opportunità si presenta ora alle casse di previdenza, che a fine 2021 hanno registrato un patrimonio complessivo pari a oltre 110 miliardi di euro, e che sono chiamate a selezionare un depositario. 

Si tratta di valori che, se mantenuti in Italia, contribuirebbero a dare nuovo slancio all’economia e all’industria del risparmio gestito, ed è importante che questo processo coinvolga tutti i portatori di interesse: istituzioni, organizzazioni e operatori del settore. L’obiettivo è accelerare il margine di crescita nell’industria del risparmio in Italia e per l’Italia, facendo leva su un’azione di sistema, sull’esperienza e sulla capacità di far bene degli attori italiani.

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