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Rappresentazione visiva dell'articolo: Allargamento della Nato: con la Svezia si può fare, mentre l’Ucraina aspetta ancora

Allargamento della Nato: con la Svezia si può fare, mentre l’Ucraina aspetta ancora

Adriano Loponte

13 luglio 2023

La Svezia e poi, “a guerra finita”, probabilmente anche l'Ucraina si andranno ad aggiungere ai 31 Paesi che fanno già parte della Nato. Acronimo dell'inglese North Atlantic Treaty Organization, l'alleanza militare a carattere difensivo venne fondata nel 1949 da dieci Paesi europei e due nordamericani per controbilanciare la crescente forza dell'Unione delle repubbliche sovietiche (Urss), in un mondo che usciva dalla Seconda guerra mondiale per entrare nella Guerra fredda.

La fine dell'Urss determinò un cambio di rotta per la Nato: da lì in avanti entrarono a far parte dell'Alleanza ex appartenenti al Patto di Varsavia ed ex Paesi del blocco comunista. Nel 1997 furono invitate Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, che entrarono definitivamente nel 1999, lo stesso anno in cui la Nato intervenne militarmente in Kosovo. 

Pochi anni prima, nel 1995, era accaduto lo stesso in Bosnia ed Erzegovina sempre nell'ambito della dissoluzione della Jugoslavia. Nel 1999 venne ufficializzata la procedura che permetteva i nuovi ingressi, il cosiddetto Piano d'azione per l'adesione (Map) che adesso alcuni Stati vorrebbero eliminare per favorire l'ingresso dell'Ucraina nell'alleanza. 

Nel 2004 ci fu l'allargamento più grande dalla fondazione del 1949: nello stesso anno aderirono i Paesi baltici (Estonia, Lettonia e Lituania), ma anche Bulgaria, Romania, Slovacchia e Slovenia. Cinque anni dopo, nel 2009, entrarono anche Croazia e Albania e, sempre dai Balcani, il Montenegro aderì nel 2017. Nel 2020 fu la volta della Macedonia, l'ultimo ingresso prima della discussa adesione della Finlandia, nel 2023, che ha portato a 31 il numero totale dei Paesi alleati.

 

Il prossimo ingresso sarà quello della Svezia, dopo che proprio in questi giorni è caduto il veto della Turchia, mentre per l’adesione dell’Ucraina gli Stati Uniti al momento restano ancora cauti, e i tempi non sembrano né brevi né certi.

Nell’attuale assetto di rapporti di forza inaugurato con la guerra in Ucraina, quello della Turchia è un ruolo di potenza super partes a cavallo tra Occidente e Russia che potrebbe tornare utile a entrambi gli schieramenti. Forte della recente rielezione, il presidente turco Recep Erdogan viene spesso considerato il candidato naturale per fare da ponte diplomatico, come nel caso della Black Sea Grain Initiative, cioè l’accordo che assicura il libero passaggio del grano e dei fertilizzanti dai porti ucraini attraverso il Mar Nero. 

La Turchia è un Paese membro della Nato, sostiene l’integrità territoriale ucraina, ma allo steso tempo non ha applicato le sanzioni contro la Russia, da cui ha anche importato diversi armamenti. Tra il presidente turco Erdogan e l’omologo russo Vladimir Putin ci sono buone relazioni e, anche se mancano conferme ufficiali, i due dovrebbero incontrarsi ad agosto. Sin dall’inizio del conflitto, la Turchia ha provato – senza successo – a mediare un negoziato tra russi e ucraini. Non è quindi da escludere che l’apertura nei confronti della Svezia rientri in questa logica, con un Occidente disposto a fare concessioni ad Ankara in cambio di una mediazione che porti ad una via d’uscita diplomatica.

 

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