L'Assemblea annuale di Ania, l’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici, che si è svolta a Roma nei giorni scorsi è stata l’occasione per fare il punto sull’andamento del settore assicurativo, sul ruolo che ricopre nel contesto socio-economico del Paese e sulle prossime sfide da affrontare.
In un 2022 molto complesso, le compagnie di assicurazione hanno confermato la loro solidità. Gli indici di solvibilità sono rimasti pressoché stabili a livelli di ampia sicurezza: due volte e mezzo i minimi di legge, in linea con la media europea. Il volume degli investimenti è pari a 900 miliardi di euro.
Tra i vari aspetti analizzati, in particolare anche le polizze Vita tradizionali, che – per le loro caratteristiche contabili – si sono dimostrate nel 2022 l’unica Asset class in grado di proteggere integralmente e mantenere indenni i risparmiatori, che hanno invece sperimentato nell’anno una perdita dell’11,7% sull’azionario e del 17,2% sull’obbligazionario europeo.
Ma proprio le caratteristiche dei prodotti Vita tradizionali spiegano perché, a partire dalla seconda metà del 2022, le estinzioni anticipate dei contratti siano via via aumentate. Con il rialzo dei tassi i risparmiatori si sono, infatti, messi alla ricerca di rendimenti più alti. Il saldo tra entrate (premi) e uscite (pagamenti per riscatti, scadenze, rendite e sinistri) è stato nel 2022 pari a 16 miliardi di euro, in pratica dimezzato rispetto al 2021, ma ancora positivo. Nei primi quattro mesi del 2023 si è invece registrata una raccolta netta negativa per 7 miliardi, come risultato del calo dei premi e, soprattutto, di un volume delle uscite in forte aumento.
È evidente, dunque, che oggi siamo in una fase difficile. È necessario creare le condizioni per cui l’assicurazione Vita possa continuare a fornire risposte efficaci ai bisogni di sicurezza, stabilità e investimento di lungo termine degli italiani.
La presidente Ania, Maria Bianca Farina, rimarca: la stella polare è che va valorizzato in Italia l’investimento assicurativo a medio e lungo termine, il più adatto alle esigenze delle famiglie italiane e del sistema produttivo in generale.
“È l’unico che può garantire flussi di finanziamento – anche in titoli meno liquidi – per le piccole e medie imprese italiane. Per questo bisogna estendere ai prodotti assicurativi tradizionali l’agevolazione sui rendimenti – a favore dei risparmiatori – sui cosiddetti ‘investimenti qualificati’, tra i quali anche i Piani Individuali di Risparmio (PIR)”, sottolinea Farina.
Lasciare ancora fuori dalle agevolazioni proprio i prodotti assicurativi, mentre sono inclusi quelli di altri investitori istituzionali, significherebbe, infatti, consolidare disincentivi a danno di un’industria strategica, in un momento particolarmente delicato. “Più in generale, con la riforma fiscale”, fanno notare in Ania, si potrebbero prevedere “norme che favoriscano la detenzione degli strumenti finanziari per un congruo periodo di tempo. Tra l’altro, questo tipo di trattamento potrebbe incentivare le adesioni a forme di previdenza complementare, ancora troppo poco diffuse”.
