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Rappresentazione visiva dell'articolo: Terremoto in Marocco e ciclone in Libia: in Nord Africa le distruzioni dei disastri naturali

Terremoto in Marocco e ciclone in Libia: in Nord Africa le distruzioni dei disastri naturali

Adriano Loponte

19 settembre 2023

Il terremoto che ha colpito il Marocco e, soltanto tre giorni dopo, il ciclone che ha travolto la Libia sono due gravissime catastrofi naturali che lasciano sul Nord Africa una scia di morte e distruzione, inedita e sconvolgente per dimensione e intensità.

Al momento il bilancio ufficiale del sisma conta circa 3mila morti e oltre 5mila feriti, ma il numero dei dispersi è ancora altissimo in tutto il Marocco e il numero delle vittime è quindi destinato a salire ulteriormente. Il ciclone sub-tropicale Daniel che si è abbattuto sulla Libia, invece, ha distrutto due dighe risalenti agli anni Settanta e ha provocato più di 5mila vittime nella sola località di Derna, in Cirenaica, e circa 10mila dispersi. I danni più gravi si registrano proprio a Derna, ma è tutto il Nord-Est del Paese a essere sott’acqua.

Sono gli ennesimi eventi climatici estremi che colpiscono il bacino del Mediterraneo in questi mesi, mentre sempre più spesso si sottolineano i rischi per il clima e altre catastrofi che si stanno addensando (anche) sul continente africano. Ma queste tragedie e distruzioni provocate dalla natura rischiano di avere ripercussioni anche a livello politico. Come sottolineano in questi giorni gli organi d’informazione e anche la newsletter settimanale dell’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale.

In Marocco, la monarchia e il governo dovranno far fronte alle potenziali conseguenze del terremoto sul settore turistico, ai costi della ricostruzione, all’impatto sull’opinione pubblica di ritardi nei soccorsi e inefficienze, nonché della perdita di infrastrutture fondamentali come strade e scuole. “I rischi del combinato disposto fra crescenti fragilità e miseria, incertezze economiche e mancate risposte da parte delle autorità, rischiano di avere delle ripercussioni politiche e sociali importanti”, osserva Aldo Liga, analista dell’Ispi.

In Libia e in Cirenaica, invece, le inondazioni e la devastazione di Derna “fanno emergere con violenza fragilità e disfunzioni radicate in quasi dieci anni di divisioni, centri di potere in competizione tra loro, negligenza e corruzione endemica, e rischiano di sfociare in disordini e proteste contro le autorità dell’Est del Paese, accusate di aver privilegiato logiche particolaristiche e interessi personali rispetto alla sicurezza della popolazione”, denuncia l’Ispi.

 

Queste immani catastrofi naturali possono portare anche, e almeno, a occasioni di distensione politica, tra diversi Paesi del Nord Africa? Loro malgrado, il terremoto in Marocco e il ciclone in Libia potrebbero trasformarsi in occasioni di riconciliazione a livello regionale. Subito dopo il sisma, infatti, il governo di Algeri ha definito il Marocco come “Paese fratello” e riaperto il suo spazio aereo, chiuso da due anni, per far passare gli aiuti umanitari. 

Allo stesso modo, il ministero degli Esteri di Rabat ha espresso “piena solidarietà alla sorella Libia” in seguito alla tempesta e alle inondazioni che hanno colpito la parte orientale del Paese nordafricano. Il disastro portato dal ciclone Daniel si inserisce poi nelle complesse dinamiche politiche intra-libiche. Il Governo di unità nazionale della Libia (Gun), l’esecutivo con sede a Tripoli e guidato da Abdulhamid Dbeibah, ha stanziato 2 miliardi di dinari libici (circa 350 milioni di dollari) per la ricostruzione delle città di Bengasi e Derna, le più flagellate dal disastro. 

Il governo, l’unico riconosciuto dalle Nazioni Unite, destinerà dunque i fondi alla ricostruzione delle aree distrutte dall'acqua fuoriuscita dalle dighe. È un fatto degno di nota, se si considera che le zone colpite rientrano sotto il controllo dell'esecutivo parallelo basato in Cirenaica, dominato di fatto dal generale Khalifa Haftar e dal suo autoproclamato Esercito nazionale libico. 

La distruzione e le emergenze provocate dalle calamità naturali stanno, almeno per il momento, portando a superare, o mettere un po’ da parte, divisioni e lotte politiche radicate da molti anni. L’auspicio è che queste nuove tendenze e disponibilità si possano consolidare, e che in futuro non debbano servire un terremoto o un ciclone per crearne altre.

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