Giorgio Napolitano si è spento a Roma all’età di 98 anni. Nato a Napoli nel 1925, è stato uno dei massimi dirigenti del PCI, e nella sua lunga carriera politica è stato prima presidente della Camera, poi ministro dell’Interno, venne quindi eletto al Quirinale nel 2006, e fu poi rieletto nel 2013. È stato il predecessore di Sergio Mattarella al Colle e presidente emerito, senatore a vita dal 2015.
Come rimarcano tutti i giornali di questi giorni: è stato il primo ex comunista ad ascendere al Colle più alto, il Quirinale, nonché il primo capo dello Stato italiano a essere rieletto per un secondo mandato: nel 2013, mentre il Parlamento si arrovellava tra candidature nate morte e i 101 franchi tiratori che impallinarono Romano Prodi, lui accettò pur controvoglia di essere rieletto.
Il suo secondo “mandato a tempo”, come lui stesso lo aveva subito definito, durò solo due anni, prima del compimento del suo 90esimo anno d’età: era già stanco e un settennato impegnativo alle spalle si faceva sentire. Aveva presenziato al giuramento del secondo governo Prodi (2006-2008) e poi al ritorno a Palazzo Chigi di Silvio Berlusconi (2008-2011) per il suo ultimo, contestatissimo governo, terminato tra grida di giubilo di una piccola folla radunatasi in piazza del Quirinale, proprio dove il Cavaliere si era recato per rimettere il mandato a Napolitano. Era il 16 novembre 2011.
Ma l’ex capo dello Stato, nei suoi nove anni al Colle, aveva tenuto a battesimo anche altri governi: quello di Mario Monti, che proprio lui aveva nominato senatore a vita una settimana prima della caduta di Berlusconi, spianandogli la strada verso la guida dell’Esecutivo; quello di Enrico Letta, entrato in carica il 28 aprile 2013 e frutto di un ‘travaglio’ lungo due mesi, causato dell’inedito pareggio alle politiche del 25 febbraio precedente. E, infine, quello di Matteo Renzi, il Rottamatore, che sull’onda del successo alle primarie del PD contro Pierluigi Bersani, aveva scalzato il rivale Letta dalla poltrona di premier.
Napolitano, dopo gli studi in Giurisprudenza e dopo la fine della Seconda guerra mondiale, si avvicinò all’area comunista, iscrivendosi al PCI nel 1945. Da allora cominciò per lui una lunga ascesa ai vertici del partito, prima funzionario, poi dirigente. Negli anni Settanta poi, Giorgio Napolitano – appartenente alla corrente ‘migliorista’ (più moderata) del PCI – si fa conoscere all’estero, soprattutto in Europa e America, come rappresentante del più grande partito comunista d’Occidente, tenendo numerosi incontri e conferenze in università statunitensi: è il primo esponente del PCI a ottenere l’autorizzazione a recarsi negli Stati Uniti per partecipare a dibattiti di politica internazionale.
Alla caduta del Muro di Berlino nel 1989, si schiera con la maggioranza del PCI per una trasformazione del partito in senso socialdemocratico, che porterà alla svolta della Bolognina (1991) e alla nascita del PDS (Partito Democratico della Sinistra). Nel 1992 viene eletto presidente della Camera, nel pieno della tempesta di Tangentopoli. Con il primo governo Prodi (1996-1998) entra nel Consiglio dei ministri come titolare del Viminale. Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica (1998), gli sono state conferite sette lauree honoris causa.
È stato quindi uno dei protagonisti della cosiddetta Prima e Seconda Repubblica, dall’Italia appena uscita dal fascismo e dalla guerra fino all’epoca berlusconiana, che ha anche segnato il tramonto, e la quasi totale eclissi, del partito comunista italiano.
