Vai al contenuto principale
Rappresentazione visiva dell'articolo: Musk e il maxi-bonus: la scommessa più grande della storia industriale

Musk e il maxi-bonus: la scommessa più grande della storia industriale

Adriano Loponte

08 novembre 2025

  1. L’assemblea degli azionisti Tesla ha appena scritto una pagina destinata a far discutere ancora a lungo. Con una maggioranza del 75 percento, gli investitori hanno approvato il maxi-pacchetto retributivo da mille miliardi di dollari per Elon Musk, riportando in vita un piano che la giustizia americana aveva congelato a inizio anno. Una cifra iperbolica, la più alta mai riconosciuta nella storia della corporate governance, ma che racconta molto più di un semplice stipendio: è lo specchio del rapporto quasi simbiotico fra l’azienda e il suo fondatore. La votazione è avvenuta ad Austin, nel cuore della nuova identità industriale del gruppo. Musk non è solo il ceo: è il volto, la visione, il “motore narrativo” che per molti investitori incarna la differenza tra Tesla e qualsiasi altro costruttore automobilistico. Non sorprende che, di fronte al rischio di perdere il proprio leader, gli azionisti abbiano preferito confermare il pacchetto, quasi a blindarlo per il prossimo decennio.La struttura del piano, depositata alla Sec, prevede 12 tranche progressive, ciascuna collegata a un incremento della capitalizzazione di almeno 500 miliardi di dollari. L’obiettivo finale è collocare Tesla oltre gli 8.500 miliardi entro il 2035, una valutazione che oggi somma il valore di Meta, Microsoft e Alphabet insieme. È un traguardo che sfida qualsiasi ragionevolezza, ma proprio per questo parla la stessa lingua di Musk: pensare in grande, sempre.Non si tratta solo di finanza. Per aggiudicarsi il bonus, Musk dovrà anche raggiungere target industriali che nessun altro costruttore ha mai anche solo immaginato:
  2. 20 milioni di veicoli prodotti all’anno
  3. 10 milioni di abbonamenti al Full Self Driving
  4. 1 milione di robot umanoidi Optimus
  5. 1 milione di robotaxi in servizio commerciale

Tutto questo mentre Tesla dovrà garantire almeno 400 miliardi di utili cumulati in quattro trimestri consecutivi. Il management stesso riconosce che questi target saranno “straordinariamente difficili da raggiungere”. Eppure la narrazione che regge l’intera operazione è esattamente questa: non premiare l’oggi, ma scommettere sul domani. Il maxi-compenso ha evidenziato una spaccatura netta tra governance tradizionale e visione imprenditoriale. Fondi pensione come Calpers hanno definito il piano “offensivo”, sostenendo che una remunerazione così concentrata su un solo individuo mina l’equilibrio di potere interno e la responsabilità del board. Per loro, la Tesla di oggi è troppo grande per essere guidata come una start-up fondata sul carisma del leader.Dall’altra parte, i grandi fondi dell’innovazione, da Ark Invest a Baillie Gifford, hanno difeso Musk come l’asset più importante di Tesla. Senza di lui, sostengono, l’azienda rischierebbe di rallentare la trasformazione industriale che l’ha resa un unicum nel panorama globale.Molti osservatori evitano di dirlo apertamente, ma la verità è semplice: Musk ha usato la carta psicologica più potente. Aveva fatto intendere di poter lasciare l’azienda o spostare il proprio impegno su altri progetti, da SpaceX a X fino alla nuova avventura di xAI. In un contesto dove l’identità del gruppo coincide con la sua figura, un simile scenario ha allarmato gli azionisti più influenti, spingendoli a votare il piano pur sapendo che presenta rischi evidenti.La presidente del board, Robyn Denholm, lo ha detto senza giri di parole: “Senza Elon, Tesla sarebbe probabilmente molto meno di ciò che è oggi”. Una frase che riassume perfettamente la logica della decisione.L’approvazione del maxi-bonus è un evento che segna uno dei confini più avanzati nel rapporto tra azienda e fondatore. Per Tesla rappresenta un impegno quasi totalizzante verso una strategia di lungo periodo che non lascia margini di moderazione: o diventerà la più grande piattaforma industriale dell’era elettrica e dell’automazione, oppure dovrà fare i conti con aspettative che nessuna azienda, probabilmente, può realisticamente sostenere.In ogni caso, il messaggio che arriva da Austin è cristallino: gli azionisti sono ancora pronti a credere nel mito Musk. Il resto del mercato, come spesso accade quando si parla di lui, rimane diviso tra entusiasmo e scetticismo. Ma l’industria intera sa che da questa decisione passeranno molte delle sfide del prossimo decennio. 

Powered by

Logo Promobulls
Area riservata